E un giorno decisero di stravolgere il mio vocabolario: lo spazzino si sarebbe chiamato operatore ecologico, la bidella si sarebbe chiamata collaboratrice scolastica e la nostra donna di servizio, Assunta, si sarebbe chiamata collaboratrice domestica. Mi sentivo confusa e mi spiegarono che quei cambiamenti erano dovuti al fatto che le parole “spazzino”, “bidella”, “domestica” potevano suonare in modo dispreggiativo, come un insulto.
Per noi Assunta rimaneva sempre Assunta, oltre che domestica era stata anche la mia tata, una persona alla quale voglio bene e che è ha avuto un ruolo di gran valore durante la mia crescita.
Assunta era la nostra domestica . Una persona di fiducia e rispettosa per la quale abbiamo avuto anche noi sempre molta stima e rispetto. Il dire di lei domestica o donna di servizio o cameriera non denotava assolutamente discriminazione perchè non c’era l’intenzione di farlo.
Comunque, dite anche di me che sono Sorda. Io non mi offendo. Una che non sente è sorda e non diversamente abile. Le espressioni che evocano discriminazione nei confronti di categorie con svantaggio fisico a Noi non creano imbarazzo . Al contrario, l’imbarazzo, il disagio si presenta quando si ignora l’esistenza della Sordità e non si creano i servizi adeguati, atti al superamento delle barriere della comunicazione, per poter fruire di tutti i sevizi di informazione e formazione a cui tutti accedono
.